La sindrome del cuore infranto potrebbe partire dal cervello: uno studio sull’European Heart Journal mostra, infatti, che nei pazienti con sindrome di Takotsubo (o sindrome da crepacuore, oppure cardiomiopatia da stress) le regioni del cervello che elaborano le emozioni e che controllano battito cardiaco, respirazione e altre funzioni autonome del nostro corpo (ad esempio amigdala, ippocampo e giro dentato) non comunicano bene tra loro. Queste alterazioni nella connessione tra tali aree nervose potrebbe essere proprio alla base del problema cardiaco. Lo studio è stato condotto da Christian Templin, del Policlinico Universitario di Zurigo.
La sindrome, che in metà dei casi si presenta in associazione a disturbi mentali come la depressione, si manifesta come un infarto, con dolore al petto o affanno improvviso e si associa ad alterazioni dell’elettrocardiogramma, ma le arterie che ossigenano il cuore risultano sorprendentemente normali. Il cuore, però diventa a palloncino, come il vaso (tsubo) che usano i giapponesi per raccogliere i polipi (tako).
Proprio per l’associazione con problemi psichiatrici e poiché la sindrome (più comune nelle donne, gli uomini danno conto solo del 10% dei casi) si presenta in concomitanza di forti stress o dolore emotivo, gli esperti hanno indagato il cervello dei pazienti confrontandolo con quello di individui sani di controllo.
Usando una risonanza i ricercatori hanno visto che nei pazienti amigdala, giro dentato, ippocampo e altre aree importanti per le emozioni e per le funzioni autonome del nostro corpo, comunicano poco tra loro come se in questi individui fosse alterata la risposta allo stress.
“Per la prima volta abbiamo individuato un’associazione tra alterazioni funzionali in aree neurali e sindrome da crepacuore – spiega Templin; ciò supporta l’idea che il cervello sia coinvolto nella genesi della malattia cardiaca. Stress fisici ed emotivi sono profondamente associati a essa – continua – ed è stato ipotizzato che l’eccessiva stimolazione del sistema nervoso autonomo (che controlla battito cardiaco e respiro) potrebbe portare alla sindrome”.
fonte Ansa Salute e benessere – Redazione ANSA
Studio pubblicato sull’European Heart Journal
05/03/2019