La chirurgia del pancreas ha lo scopo di asportare la parte malata della ghiandola pancreatica. Esistono varie tecniche chirurgiche a disposizione dell’operatore che potranno essere applicate a seconda della localizzazione della malattia. La via d’accesso è nella gran parte dei casi una laparotomia sottocostale bilaterale o mediana.
La duodenocefalopancreasectomia, eseguita qualora la malattia sia localizzata a livello della testa pancreatica, consiste nell’asportazione di un tratto della porzione alta dell’intestino tenue, il duodeno (talora con la porzione terminale dello stomaco), unitamente alla testa del pancreas, ad un tratto delle vie biliari e alla colecisti. La ricostruzione del canale alimentare avviene utilizzando un’ansa dell’intestino tenue, che viene riconnessa al pancreas e alle vie biliari (per assicurare il passaggio degli enzimi pancreatici nel lume intestinale e della bile dal fegato all’intestino) e al moncone dello stomaco.
La pancreasectomia totale prevede l’asportazione dell’intero pancreas, unitamente alla colecisti, ad un tratto delle vie biliari, al duodeno e spesso alla milza e viene eseguita nei casi in cui la malattia coinvolga più estesamente l’organo. Una conseguenza di questo intervento è l’insorgenza di un diabete che potrà essere corretto con la somministrazione di insulina. Il controllo del diabete dopo pancreasectomia totale può essere particolarmente difficile e problematico.
La pancreasectomia distale (o pancreasectomia sinistra) prevede l’asportazione del corpo e della coda del pancreas, oltre talvolta all’asportazione della milza.
Questo tipo d’intervento può essere eseguito in casi selezionati con un approccio mininvasivo (laparoscopico), conservando ove possibile la milza con i suoi vasi arteriosi e venosi.
Decorso postoperatorio e complicanze
Gli interventi sul pancreas sono interventi molto impegnativi sia per il chirurgo che per il paziente e comportano il rischio di complicazioni anche molto gravi. Queste possono comportare febbre, dolori addominali, perdite di materiale intestinale, biliare o purulento dai drenaggi, sepsi (infezione) generalizzata.
La cura di queste complicanze può richiedere il reintervento chirurgico, il posizionamento di drenaggi sotto guida radiologica, l’esecuzione di embolizzazioni in angiografia, il ricovero in Rianimazione.
La mortalità postoperatoria di questi interventi varia tra il 1% ed il 5%, a seconda del tipo di intervento.
Dopo i primi giorni dall’intervento sono compatibili con il decorso postoperatorio sintomi quali il dolore, la debolezza, l’affaticabilità, la perdita dell’appetito. Il tempo necessario al recupero delle normali funzioni fisiologiche e alla scomparsa di tali sintomi è soggettivo ed è variabile da paziente a paziente. Alcuni degli effetti collaterali sono da mettersi in correlazione alla funzione intrinseca svolta dal pancreas (secrezione di enzimi per la digestione di grassi, proteine e amidi). Pertanto, si potranno sviluppare disturbi di carattere digestivo e non meno frequentemente si potrà instaurare un diabete, alterazioni che potranno essere corrette tramite l’assunzione di adeguata terapia farmacologia (estratti pancreatici o insulina).
Nel primo periodo postoperatorio si può verificare una alterazione funzionale caratterizzata dal ritardato svuotamento dello stomaco mentre, a distanza, con la ripresa dell’alimentazione, alcuni pazienti lamentano un’accelerazione del transito intestinale con scariche di feci liquide, dovuta al rapido svuotamento del contenuto gastrico nell’intestino (dumping-syndrome).
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