I vaccini in cima alle paure che corrono sul web: perché aumentano il rischio di autismo, perché hanno gravi effetti collaterali, perché provocano demenza senile o semplicemente perché contengono elevate dosi di mercurio. Ma c’è anche chi è convinto che i migranti siano veicolo di infezioni esotiche o che il test al cancro alla prostata è dannoso e che lo screening non riduce la mortalità al seno. Eccole le fake news della salute più gettonate su internet.
L’indagine finanziata dal ministero della Salute
Per capire meglio il fenomeno è nato il progetto di ricerca «Impatto delle Fake News in ambito sanitario», finanziato dal ministero della Salute e condotto dal Ceis-Eehta (Economic Evaluation and Hta)della Facoltà di Economia di Roma Tor Vergata,in collaborazione con la K ingston University di Londra. L’indagine ha coinvolto oltre 1.600 partecipanti, poi divisi in due gruppi. Uno in cui erano dichiarate le fake news con dei flag specifici e uno in cui le notizie false non erano indicate. In entrambi i gruppi, le fake news sono state condivise, i risultati non hanno mostrato alcuna differenza. «L’analisi ha ottenuto l’esito più preoccupante che potessimo auspicare» spiega il responsabile della ricerca, il docente Francesco Saverio Mennini, direttore Eehta del Ceis di Tor Vergata e Kingston University di Londra.
Mediamente il 60% dei soggetti intervistati, nella realtà condividerebbe la fake news proposta anche se solo poco più della metà la ritiene veritiera. Dallo studio emerge che iI 92,4% delle notizie false rilevate appartiene all’ambito dei vaccini, il 3,3% allo screening alla prostata, il 2,2% allo screening al colon-retto ed il 2,1% allo screening al seno. L’indagine «conferma – aggiunge Francesco Saverio Mennini – che una fake news appena viene diffusa sta già sta producendo i suoi effetti negativi. Da quel momento è libera di diffondersi a macchia d’olio. Diventa virale, nel senso più letterario del termine, e i cittadini perdono la capacità di comprendere se è vera o falsa. Anche le persone avvertite che si trattava di fake news, vedendole riproposte iniziavano a ritenerle meritevoli di condivisione».
Marzio Bartoloni
Il Sole 24 ore – Salute