Le battute di cattivo gusto rivolte a un bambino o a un adolescente sovrappeso non sono motivanti e non servono come spinta per dimagrire. Anzi. Uno studio pubblicato su Pediatric Obesity, curato da ricercatori della Uniformed Services University of the Health Sciences di Bethesda e dal National Institutes of Health statunitensi, ha appena dimostrato che i giovani con chili di troppo, stigmatizzati per il loro aspetto fisico, aumentano il loro indice di massa corporea (Imc) di più rispetto a chi non è oggetto di prese in giro.
L’indagine
Nell’indagine sono stati coinvolti 110 ragazzi con un’età media di 12 anni all’inizio della ricerca. I partecipanti erano in sovrappeso o avevano due genitori obesi o con molti chili in più, fattori che li collocavano nella categoria a rischio di ingrassare. I giovani hanno compilato un questionario con sei domande sulle battute offensive subite riguardanti il loro corpo. In seguito sono stati rivisti ogni anno per i controlli per una media di 8 anni e mezzo. I ragazzi che hanno detto di essere stati maggiormente ridicolizzati (il 62%) hanno visto aumentare la loro massa grassa di 1,36 kg (ovvero il 91% in più) ogni anno contro gli 0,71 kg del gruppo che non era stato vittima di ironie (il 21% dei partecipanti).
Le conseguenze delle prese in giro
«Una vecchia scuola di pensiero considera le battute sarcastiche una motivazione che spinge a perdere peso — dice una delle autrici dello studio, Natasha Schvey —, ma la nostra ricerca mostra che non è vero: l’effetto è opposto». Lo studio è stato di tipo osservazionale quindi non ha potuto provare direttamente un legame causa-effetto tra stigma e aumento di peso, ma gli autori teorizzano che i giovani presi di mira potrebbero aver sviluppato comportamenti non salutari, come abbuffarsi per consolarsi o evitare gli sport per imbarazzo. Un’altra possibile spiegazione è che lo stress subito possa aver stimolato il rilascio di cortisolo, l’ormone che favorisce l’appetito, limita la sazietà e inibisce l’autocontrollo. Tutto ciò è inoltre correlato all’aumento del rischio di depressione e ansia che contribuiscono a favorire un’alimentazione disordinata.
L’esperto: effetto «tossico» del giudizio negativo
«L’effetto “tossico” del giudizio negativo è un tema che ritrovo spesso nei racconti dei miei pazienti sofferenti di disturbi alimentari — osserva Stefano Erzegovesi, nutrizionista e psichiatra, responsabile del Centro per i disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano —. È scientificamente dimostrato che il giudizio sul corpo può avere tre effetti: quando va bene non ne ha alcuno; quando va male provoca una mortificazione che incentiva a fare peggio; quando sembra funzionare, stimola a far meglio solo le persone con un temperamento perfezionistico, più sensibili al giudizio degli altri, che cominciano a mangiare sulla base dell’opinione altrui, senza ascoltare le sensazioni e le emozioni interne e tutto questo aumenta il rischio di disturbi alimentari».
di Silvia Turin
Fonte: Corriere della Sera/ Neuroscienze, 5.7.2019